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Da Puglia a piazza del Popolo ecco l’idea Vendola candidato premier nel 2013 (?) Se Nichi tenta la strada (perduta) di Soru

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L’”alternativa” del centrosinistra al presidente del Consiglio decantata da Bersani, comunque la si declini, prevede un “no” netto a forme plebiscitarie (e populistiche) di rapporto con il popolo e comunque di (non) democrazia. Era anche un contenuto (implicito) della manifestazione di sabato nella sua difesa delle regole. E del resto Bersani lo richiama continuamente. Ed è anche un “no”, conseguente, anche se più tiepido e prudente, al presidenzialismo (su questo, e sul futuro delle riforme istituzionali nel nostro Paese, da cui dipende un pezzo di futuro dell’Italia, che è ciò che sta più nella testa e nel cuore di questo giornale, torneremo con una nuova puntata dell’inchiesta di Pietro Salvatori). Questo caratterizza il centrosinistra. E tuttavia anche chi abbia la pazienza e la pacatezza intellettuale di riconoscersi (doverosamente) in tutte le regole e veda la necessità di un equilibrato rapporto tra le istituzioni, e non le persone, e il “popolo”, non può – specie in quest’epoca, (post)berlusconiana, e specie in quest’era, della comunicazione – non sentire il bisogno di una leadership, e anche della possibilità – attraverso le persone – di una visione e anche di sogni (politici). E’ così per il Partito Democratico, che da anni cerca una risposta (anche) alla leadership di Berlusconi. Sembrava averla trovata in Renato Soru, che cominciava a profilarsi, specie per le sue doti morali, come il possibile leader di un futuro centrosinistra; se ne accorse il presidente del Consiglio che si impegnò al massimo per determinare la sconfitta di Soru alle Regionali in Sardegna e così, di fatto, fermarlo finché le condizioni – le Regionali, appunto, in un clima generale favorevole al centrodestra anche grazie ai limiti della gestione Democratica di Veltroni – fossero state (più) favorevoli. Ora una forma più popolare e meno elitaria, più “di sinistra” e (un po’) meno futuribile di identificazione e di entusiasmo per una possibile, futura leadership sembra avere abbracciato il presidente uscente della Puglia, la cui eventuale candidatura nel 2013 comincia a fare capolino nei pensieri e anche sulle bocche di molti. Il giornale della politica italiana raccoglie e rilancia questa suggestione. Ce ne parla Stefano Catone.

Nella foto, Nichi Vendola

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di Stefano CATONE

“All’Italia stanca e sofferente dobbiamo dire che ora è il momento di riprendere il cammino dell’alternativa”. Un discorso appassionato, quello di Nichi Vendola sabato scorso a piazza del Popolo, capace di far sognare l’elettorato di centrosinistra, che lo accoglie con una (sola) ovazione.

E l’ipotesi della sua candidatura a premier per Pd e alleati, nel 2013, abbozzata – dai fatti – nei giorni della sua vittoria alle primarie, diventa qualcosa su cui ragionare sul serio.

Alla precisa domanda a margine di un incontro con D’Alema in Puglia, Vendola, ovviamente, ci gira intorno: “Il compito che affido a me stesso per il futuro è quello di contribuire alla nascita di una nuova classe dirigente. Guardo con speranza ai giovani che sono appassionati: l’obiettivo è lanciare una nuova leva per la sinistra del nuovo millennio”. Ma al di là della diplomazia – e della tattica – è difficile pensare che il “Berlusconi rosso”, un uomo avvezzo alla leadership e capace di instaurare un profondo rapporto – diretto – con il “popolo”, come lo chiama (populisticamente?) anche lui come il Cavaliere, non accarezzi l’idea.

Intanto, per questa campagna elettorale e per il futuro (chissà), arriva la stretta di mano tra Nichi e, appunto, Massimo D’Alema, già impegnati in uno scontro durissimo per (ri)conquistare (per D’Alema) il pallino delle strategie del centrosinistra in Puglia. E la pedina della candidatura alla presidenza.

“Nichi Vendola ha molto da dare alla Puglia e al Paese, e c’è una sinistra, fuori dal Pd, che può diventare parte costituente del Pd”, sembra aprire l’ex presidente del Consiglio, al quale Vendola, di rimando, esprime “grande ammirazione”.

Nichi intanto parla del futuro del centrosinistra: non una nuova Unione (una “ri-Unione”), come si sarebbe potuto credere – osservando palco e bandiere – sabato, ma la ricerca di “un nuovo profilo coalizionale, con una sintesi di culture e socialità che non ha nulla a che vedere con le passate esperienze”. La cui “narrazione” Vendola si candida ad interpretare.

Stefano Catone


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